Un nuovo racconto sorprendente, attraverso un itinerario di due giorni nell’entroterra dell’iglesiente, tra Iglesias e dintorni, scoprendo miniere, grotte e cultura, in una delle zone meno turistiche e più affascinati dell’isola.
Tornare nel Sulcis è sempre un gran piacere (ve ne parlavo qui COSA FARE NEL SULCIS IGLESIENTE, TRA MARE E MINIERE), ma stavolta resterete davvero stupiti da questa zona straordinaria.
Iglesias
Tra le più belle città del Sud Sardegna che meritano una visita c’è sicuramente Iglesias, un tempo “Villa di Chiesa”, per le tantissime chiese costruite nel Medioevo. Il suo centro storico ricorda molto le Ramblas di Barcellona e dalla presenza spagnola di secoli fa deriva, infatti, il suo nome.
Iglesias fu fondata intorno al XIII secolo dal Conte Ugolino della Gherardesca e in quel periodo rifiorì l’attività mineraria legata all’estrazione dell’argento. La zona veniva chiamata per questo motivo anche Argentaria. Villa di Chiesa, si sviluppò in breve tempo e a tale proposito venne redatto uno statuto che regolava sia la vita cittadina, che l’estrazione mineraria. “Il Breve di Villa Chiesa”, adottato prima dai pisani e successivamente dagli aragonesi, che vi apportarono qualche modifica. A testimoniare l’importanza dell’argento e dell’attività economica di questa zona fu l’Alfonsino, moneta d’argento coniata per la prima volta in questa città.
Il successivo dominio spagnolo e le pestilenze del ‘600 fecero crollare improvvisamente l’attività economica, che si ristabilì solo con il passaggio dell’isola al Regno di Sardegna nel 1720. Nell’800, infatti, crescono i permessi per la ricerca e l’estrazione dei tanti minerali da estrarre nella zona. Aumentando l’interesse di ingegneri e personale qualificato che qui si trasferirono, trasformando la città in un polo culturalmente variegato.
La costruzione di tanti palazzi storici risale a questo periodo, molti dei quali in stile liberty, lo stile unico portato dalla nuova classe sociale abbiente. Attraverso un interessante itinerario vi farò scoprire una tra le città più belle in Sardegna, poco valorizzata e conosciuta.
Piazza Quintino Sella
Piazza Quintino Sella è dedicata a uno dei personaggi simbolo della città, un personaggio di spicco capace di valorizzare e rilanciare l’industria mineraria sarda. Uomo politico e ingegnere, inviato in Sardegna dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta per indagare sulle condizioni dell’isola. La sua statua realizzata con Marmo di Carrara da Giuseppe Sartorio, si erge al centro di una grande piazza, polo di sviluppo della città.
Istituto Minerario G. Asproni.
Seguendo via Roma, si arriva all’Istituto Minerario G.Asproni, il primo in Sardegna, nato nel 1871 a opera di Quintino Sella, distintosi per l’importanza data alla formazione. L’istituto ha formato tanti capi minatori e capi officina delle miniere, in un periodo in cui l’attività mineraria era ai massimi livelli. Oggi tra le stanze di questo storico edificio, si può visitare il Museo dell’Arte Mineraria. Una piccola curiosità, nei locali vi è anche ciò che rimane di un piccolo ospedale allestito durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Mura pisane
Proprio davati all’istituto si possono osservare parte dei resti delle mura pisane, che in epoca medievale cingevano la città, con 22 torri e 4 ingressi. Durante la dominazione dei Gherardesca, la città fu completamente fortificata con pietrame misto e mura alte 6-7 metri per difenderla dagli attacchi prima aragonesi e poi arborensi. Alcuni tratti possono essere ammirati ancora oggi, nonostante qualche punto sia inglobato all’interno di nuove abitazioni. Passando per il vecchio fossato si arriva, in un percorso a piedi, sino alla Torre Guelfa che in passato difendeva la città e oggi offre una vista dall’alto su tutta Iglesias.
Piazza Collegio
A scendere verso il centro storico si incontra Piazza Collegio, con l’omonima chiesa che sorgono nel quartiere “Sa Costera“, il nucleo più antico della città medievale. Oltre alla Chiesa, che in realtà è dedicata alla Immacolata Concezione compare, in un edificio adiacente, il collegio, in onore dell’ordine dei Gesuiti. Arrivato a Iglesias per volere della cittadinanza che gli garantì una rendita annua di 600 lire, offrendo anche una casa con chiesa annessa.
La particolarità della Chiesa è sicuramente la sua struttura, unico esempio nell’iglesiente di architettura della controriforma, che garantisce corrispondenza tra esterno ed interno.
Teatro Electra
Da Piazza Collegio, in un minuto si arriva a Piazza Pichi, dove compare lo storico palazzo del Teatro Electra. Venne aperto nel 1929 per volere di Pietro Murroni, un farmacista che recuperò il vecchio palazzo, nel quale sorgeva anche la sua attività. Inizialmente il teatro nasce come cinematografo e ospita al suo interno 300 posti a sedere, un grande palco e 3 camerini. La sua unicità data dal tetto scorrevole, ancora funzionante, lo rende davvero singolare e oggi è protagonista di numerosi eventi e concerti musicali.
Piazza Lamarmora
Piazza Lamarmora è un piccolo gioiello del centro storico, negli ultimi anni diventata famosa per la colorata installazione degli ombrelli. A lato della piazza si trova la storica Pasticceria Lamarmora, un tempo “Offelleria Lamarmora“, da offella, il pasticcino di pasta frolla tipico del Nord Italia. Una tradizione, questa, che arrivava dalle famiglie abbienti del settentrione che si stabilirono qui per via delle miniere, portando con sé tante delle loro tradizioni. Proprio per questo motivo, il centro storico è davvero caratteristico, per la presenza di edifici storici in stile liberty, che donano alla città una bellissima atmosfera retrò.
Sempre in Piazza Lamarmora si trova la fontana de Su Maimoni, con la statua della divinità mitologico nuragica legata alle acque e alla pioggia.
Cattedrale Santa Chiara
Nei dintorni di Piazza Lamarmora si trova la Cattedrale di Santa Chiara, edificata in soli 4 anni, voluta dal Conte Ugolino della Gherardesca ed edificata tra il 1284 e 1288, è il principale luogo di culto della città. Questa è anche l’unica al mondo dedicata alla Santa di Assisi ed è sicuramente una chicca da visitare al calare del sole quando la pietra della facciata esterna, assume un colore molto particolare. Nella stessa piazza si erge anche il palazzo vescovile a cui la cattedrale è collegata tramite un corridoio e il municipio.
Castello Salvaterra
Noto anche come Castello di San Guantino, il Castello Salvaterra rappresenta l’unico edificio fortificato di Iglesias. La sua costruzione risale al XIII secolo per volere del Conte Ugolino e la sua posizione gli permetteva di comunicare con i catelli nei dintorni. Oggi ospita una inquietante, ma anche molto interessante Mostra di Storia e Torture Medievali, che attraverso una serie di riproduzioni perfettamente fedeli alle originali, guida il visitatore a conoscere gli strumenti delle torture medievali facenti capo al tribunale dell’inquisizione.
Cimitero Monumentale di Iglesias
Questo luogo non è di certo una meta turistica, ma vista la mia, mai confessata, attrazione per i cimiteri monumentali, ho voluto visitarlo e ne sono rimasta affascinata. Nelle varie vie che lo intersecano, si ergono le sculture di Giuseppe Sartorio, le quali rendono l’ambiente un museo a cielo aperto. Inaugurato nel 1835, ospita 65 opere legate perlopiù al tema della vita interrotta. Tra le più conosciute “la bambina col cerchio”, al momento in fase di restauro e dedicata a Zaira Deplano Pinna, morta a soli 6 anni per una meningite fulminante e raffigurata col cerchio, il suo gioco preferito.
Miniera San Giovanni e Grotta Santa Barbara
Non lontano dal centro abitato di Iglesias si trovano le miniere, che fanno parte del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, riconosciuto dall’Unesco nel 1997. Monteponi è tra le più conosciute, ma una menzione particolare la dedico alla Miniera di San Giovanni e alla Grotta di Santa Barbara. Grazie alla visita insieme alla guida Maria Paolocci, ho conosciuto uno tra i posti più suggestivi del panorama minerario sardo.
La Miniera di San Giovanni era già nota in epoca romana, ma solo nel 1867 fu concesso il permesso vero e proprio per l’estrazione di galena argentifera. Dalle concessioni della miniera di San Giovanni si estraevano fino a 350.000 tonnellate annue di grezzo. Da tali grezzi, trattati negli impianti di arricchimento, venivano prodotti i seguenti concentrati: blenda, galena, calamina e barite.
La miniera è stata dismessa definitivamente nel 1985 e al suo interno si percorre una lunga galleria in trenino sino all’ascensore, lungo un pozzo alto 36 metri. Prima ancora della chiusura è stata interessata dalla scoperta casuale nel 1952 della meravigliosa Grotta di Santa Barbara. Un capolavoro della natura, rimasto per secoli nascosto al nostro mondo. La visita si apre in un grande salone alto 25 metri in cui stalattiti e stalagmiti formano dei giochi artistici da sembrare all’interno di un paesaggio fiabesco. Resterete davvero senza parole di fronte alla sua maestosità.
Non posso raccontarvela, perché nessuna parola le renderebbe giustizia, è a mio avviso la più incantevole in Sardegna e quindi da visitare assolutamente. Trovate tutte le info sul sito di http://www.visitiglesias.comune.iglesias.ca.it/it/index.html
Grotta San Giovanni
Molto vicino ad Iglesias si trova un piccolo paese, Domusnovas, famoso per la Grotta di San Giovanni, riconosciuta monumento naturale. Ormai chiusa al traffico da qualche anno, è stata l’unica in Italia e la terza grotta al mondo, ad essere percorribile in auto. Inoltre, è l’unica al mondo ad essere allacciata per intero alla rete wi-fi in tutti i suoi 850 metri di lunghezza.
Grazie alle sue caratteristiche è visitabile anche dai diversamente abili ed è meta di numerosi sportivi e arrampicatori, che arrivano da diverse parti d’Europa. Poco più su la Chiesa campestre di San Giovanni, immersa in un panorama mozzafiato.
Iglesias la sera si anima, coi suoi numerosi locali, in cui gustare degli ottimi piatti o in cui fare un aperitivo sfizioso. L’arte del pane qui è di casa e non potrete fare a meno di gustare il tradizionale Mustazzeddu, pizza-focaccia con un cuore di pomodori.
Un viaggio che vi lascerà quell’irrefrenabile voglia di tornarci ancora, la sensazione unica che solo alcuni posti sanno trasmettere.
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